A tutto Est: in Giappone

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20 mag 2014

camera e sud: a melissa, di nuovo


QUESTO l'ho scritto l'anno scorso a un anno dalla morte di Melissa.
Vale ancora.
Capito Melissuccia?
Mica ci scordiamo, ok?

Holga CFN120, Lomo red scale 120



8 nov 2013

La festa dei morti 2012-2013: Corsica

C’è chi mette le zucche fuori e manda i piccoli a proporre dolcetto o scherzetto, chi va a portare i fiori, chi sposta le ossa lungodegenti dalle tombe e le porta in processione, chi fa una grande festa, insomma dei morti sembra esserci il culto in tutto il mondo.
Io per coincidenza di ponti e festività, è il secondo anno che lascio l’Italia per un giro all'estero.
L’anno scorso è stato l’anno della Corsica, di cui non ho parlato qui, di cui non ho mostrato neanche una foto. E dire che era un week end tutto fotografico il nostro!
Con me la Diana F e la Zenza Bronica con i dorsi 120, 135 e polaroid…ma polaroid non ha funzionato quasi mai...

I "morti" in Corsica non si sono visti, però il cimitero sì, quello musulmano...lungo il mare di Saint Florent e poi chiese e chiese perse nel nulla e la Corsica d'estate e d'inverno ti riserva sempre delle belle sorprese.

analogico Diana F - splitzer
analogico Zenza Bronica - dorso 135mm
analogico Zenza Bronica - dorso 120mm
qui il LOMO-album "la Fête des morts 2012"

20 ago 2013

ho incontrato un equilibrista


...che lo fa con le pietre le assembla, le incastra, ne appoggia i pezzi considerando l’aria, la terra e l’acqua.
Lo possiamo chiamare scultore allora?
Li trovi ovunque, non lasciano firma, solo le opere in segno del loro passare.
Pare che si possano aggiungere altre pietre alle vecchie, se ne sei capace.
Se le guardi, quelle opere sono il risultato di un’azione lenta e riflessiva che lascia la sensazione della paziente ricerca di un equilibrio che è precario, ma ci può essere. In ogni pietra vedo lo sforzo e la concentrazione di chi, ricurvo, può passarci anche ore su soli due pezzi.

Io, ne ho incontrato uno di persona in Corsica e spero non me ne abbia se gli ho dato un volto.
 




Porto, giugno 2013 - Pentax MX - lomo XPro 100

dall'album un pied en corse

19 mag 2013

a melissa


A te, Melissa, che un anno fa sei scoppiata, mentre il mondo continuava.

Holga CFN120, Lomo red scale 120
Io festeggiavo i 50 anni di Jovack, eravamo felici tra italiani e tedeschi, tutti in una festa.
Poi quello squillo alle 9.00 del mattino. Accampata e dormiente nella tenda, rispondo e mio padre mi dice "prima che tu lo sappia dalla TV...oggi è scoppiata una bomba alla Morvillo-Falcone di Brindisi, proprio mentre dal pullman scendevano le ragazze di Mesagne". E allora ho detto "nooo" e sono sgusciata dal sacco a pelo, per sentire meglio la voce di papà e l'aria che dovevo respirare. Ho pensato subito alla data, era il 19 maggio e dopo qualche giorno avremmo ricordato Falcone ('che ogni anno io gli mando un pensiero a quell'altro scoppiato) e che anche Borsellino era scoppiato di 19, anche se di Luglio. Ma che c'entrava? Mica era stata la SCU ad aver fatto scoppiare la bomba? E mio padre parlava e io pensavo a chi, perché, come, se...e anche a chissà quanti altri Paesi stavano scoppiando tra le bombe allo stesso momento e fatto i morti. E così dopo che ho salutato papà sono corsa fuori a raccontare, chi faceva colazione, chi il bagno in piscina, chi dormiva e tutti si sono fermati a dire "nooo" e a fare ipotesi e dire la loro e poi sono cominciati gli sms e le telefonate di solidarietà per una mia compaesana, corregionale, che poi il sud è sud tutto insieme, il nord tutto nord, il centro idem e l'Italia è tutta intera nelle disgrazie. E io non ci potevo credere che si ricominciava con le bombe a Brindisi, che uno di Brindisi lo sa bene che significa una bomba che scoppia e ti riporta agli anni 90...

Poi la festa è andata avanti e Melissa è morta, è morta da un anno.
Così qui la immagino alla festa che mi sono rovinata, ma che adesso mi voglio vivere con Melissa tra i fiori e i profumi e gli splash dell'acqua in piscina.
Per poco, perché poi piovve quel giorno.

Fujica STX 1 - Lomo Xpro dall'abum "19 maggio 2012"


QUI come la ricorda acidella.


24 mar 2013

non si butta nulla: scatti davanti e dietro e ti sei anche fatto un redscale!

Prendi un rullino a colori, lo metti in una macchina e fai i tuoi scatti.
Poi quando hai finito riavvolgi, ma ricordati di lasciare un po' di pellicola fuori dal rullo.
Perché?
Perché adesso quel rullo lo ri-bobini in uno vuoto, però attenzione perché la pellicola la monti al contrario e cioè con l'emulsione verso l'esterno. In questo modo potrai scattare di nuovo la tua pellicola, ma come fosse un redscale.
No, il redscale non è una supercazzola, ma un rullo a colori con pellicola montata al contrario e che ti restituisce foto in scala di rosso (...redscale, appunto). Ricordi?

Ovviamente, ovviamente, il giochino del ri-montaggio si fa in camera oscura (altrimenti il red diventa burnt e poi butti tutto!!) e ti serve una bobinatrice, altrimenti puoi fare come fa goonies (un lomoamigo).

Io c'ho provato.
Ho preso un solaris 100 (rigorosamente scaduto), che mi aveva regalato Amuchina di Parma circa 2 anni fa. L'ho montato sulla pentax MX e sono andata proprio a Parma a scattare il lato A. Era il 2012. 
Poi da Parma l'ho portato a Modena e per finire a Buti (Pisa) a casa del masculazzo n. 1
Il lato B invece l'ho fatto tra Torino (da cbp e LeLuf) e Pisa. Era il 2013.

Dura molto, ma è divertente e poi è tutto un po' a caso...
exposing both sides: first attempt
Modena, Torino
Pentax MX
solaris 100
double - redscale

QUI il resto

11 feb 2013

Luci a Torino a capodanno: i perché di un lomographer


Diciamo che la Belair non è poi così semplice da usare.
Dopo Annita e i luoghi natii --di cui conosco geometrie, luci e prospettive-- mi sono fatta prendere dalla foga del lomgrapher e ho voluto osare.
La pellicola è un Tmax 400 tirato a 1600, la mascherina la 6x12, l'obiettivo il 58mm, il luogo è Torino, il giorno è capodanno, siamo all'interno, uso il bulb, provo la doppia esposizione.
Insomma, alla fine il risultato è luci e pallini.

Però, di due foto ne faccio una, una dietro l'altra...voilà magicamente la Torino delle luci d'artista in un giorno in cui si sta tanto a tavola...sì:


LUCI A TORINO A CAPODANNO!
2013





Il lomographer trova sempre un perché, soprattutto quando osa.

e ringrazia l'esposimetro che non ha fatto il suo lavoro e la pellicola che è uscita dai binari della spirale durante lo sviluppo e...

(grazie a ilmirko, ila e lamagasophia)

21 gen 2013

Belair, poi se ne parla

Intanto Annita,
poi si parlerà di questa nuova macchina.




ANNITA
2012
Lomo BELAIR, 6x9, 58mm - 120 Lomo 100iso

10 dic 2012

red squared people

occhio che ti squadro!

prove sul lungomare, 
lungofiume e lungomonte.

4 x action camera ADI
LOMO RED SCALE 50-200














24 lug 2012

Migrazioni



Holga 120CN

La prima volta che ho parlato di Mahajanga ho commesso un errore. Era qui ed era il 2009, a quel tempo a Nord del Madagascar non c’ero mai stata. Avevo vissuto nel Sud, nella regione dell’Androy e avevo un po’ di esperienza di Anosy (Fort Dauphin). Il malgascio è una lingua molto "logica", infatti, se la Regione si chiama Androy, il popolo si chiama Antandroy e la lingua Tandroy. Se la Regione è l’Anosy, il popolo si chiama Antanosy e la lingua Tanosy.
Questione di prime lettere.
Rimasi molto colpita dalla città coloniale coi palazzi in decadenza, ma la più grande novità era la presenza dei pousse-pousse: carretti colorati guidati da uomini magrissimi e scalzi che corrono da una parte all’altra della città tra pietre e rifiuti per trasportare spesso donne dal peso “inquantificabile” e cariche di spesa. 
Nel 2009, senza chiedere a nessuno, avevo dedotto che i pousse-poussier appartenessero alla classe povera e dichiarai che MAI sarei salita su un pousse-pousse. Troppo forte l’idea dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Molti mi dicevano che era comunque un lavoro, ma quello non è mai stato un buon motivo per me per pagare un uomo per farmi da taxi umano.

Quest’anno, ogni mattina, mentre fumavo la prima good look della giornata, un pousse-poussier cercava di convincermi a fare il tour della città. Io gli dicevo che dovevo andare a lavorare e che preferivo camminare, ma lui, ogni santo giorno, provava a convincermi dicendomi di approfittare “c’est le quatre-quatre malgache!”.
Un giorno mi ci sono messa a parlare e così l’ho guardato bene in faccia. C’era qualcosa di familiare nei suoi tratti. E’ così che ho scoperto che era un Antandroy, non solo, che tutti i pousse-poussier venivano dall’Androy e che il pousse-pousse era la loro casa (cioè ci dormono!) E anche tutte le donne che vendono la frutta sul ciglio della strada e si spalmano la terra in faccia erano Antandroy! Quindi mi correggo, la classe povera del nord a Mahajanga è fatta dal popolo del sud, migrato in cerca di lavoro.

Tutto questo ha stimolato ancora di più la mia passione: viversi un paese attraverso la gente. Allora nelle pause di lavoro, coi pousse-poussier e le venditrici di frutta ci parlavo. Molti di loro non ricordano neanche cosa fosse l’Androy, a volte hanno chiesto a me come se la passavano laggiù, in quel posto in cui per arrivarci ci vogliono 1 ora e 30 di aereo oppure 8 comodi giorni di taxi-brousse.
Fujica
Fujica
Fujica

Avrei preferito mango, papaya, banana, ma LEI aveva solo arance. Ne ho comprato 2 chili, poi le ho chiesto in cambio se potevo farle una foto.
Il sapore di quelle arance non l’ho mai sentito. Sono finite alla donna sfuocata, seduta dietro a godersi tutta la scena.