A tutto Est: in Giappone

24 giu 2012

Buon compleanno C.

Cara Cbp,
Ti scrivo dall'altra parte del mondo, come sai.
Se mi cerchi, sappi che mi sono mossa un po' più a ovest. Ho sorvolato l’oceano e sono atterrata a Moroni, la capitale delle Gran Comore.
Lasciare il Madagascar non è mai facile: ci lascio sempre delle briciole di me, per poter ritrovare la strada un giorno. Lì è sempre tutto più complesso, difficile, precario o, come diresti tu, "ingarbugliato" e non sai mai come e se ci puoi tornare. Mi sono lasciata alle spalle la porta dell’imbarco, ho sentito il solito odore di benzina e asfalto, ho sorriso guardando il cielo scuro e ho detto "veloma Madagasikara” (dovresti ricordarti che addio si dice veloma). Poi ho salito il primo scalino dell’aereo, poi un altro, poi un altro e così ho capito che anche stavolta era finita.Una piccola stretta al cuore e mi sono seduta da sola nel piccolissimo aereo a elica che mi avrebbe portato a Moroni.

Ti scrivo da qui, proprio dov'ero un anno fa e proprio dove ti ho portato in giro per un giorno intero con me senza esserci, ma sono certa che hai sentito.
Ti ho portato subito al vecchio porto, dove c’è la grande moschea e la grande nave di ruggine che si sta lentamente sbriciolando. "Sentito? Pare sia in vendita adesso, il padrone è morto quest’inverno…ma chi vuoi che se lo compri questo ammasso di ruggine?"
Ci saresti salita, ma ti ho trattenuto. Hai fatto la faccia di quando guardi la TV con la bocca spalancata e le lacrime che scendono. Le cose grandi sono sempre più grandi per te. Ad un certo punto abbiamo visto quell’uomo magro che si sbracciava, ci diceva “salam aleikum”, abbiamo risposto “aleikum salam”, sventolava una foto, ma era in alto e non capivamo.
Ci ha urlato che in quella foto c’era lui davanti alla stessa nave prima che fosse mangiata dalla ruggine. Era così fiero di essere lì in alto e nella foto e ci ha chiesto se volevamo che ce la lanciasse, abbiamo subito gridato "nooooooooooo" era chiaro che sarebbe caduta in acqua!!!! E così finalmente hai smesso di piangere e hai fatto una delle tue risate esplosive che hanno fatto eco per tutto il porto fino al Karthalà, il vulcano.

Abbiamo lasciato il porto con la bassa marea, "hai visto quel faro?" Hai annuito. Ti ho detto che è il primo faro della città, risale al 1850. Ci siamo paralizzate quando abbiamo scoperto che stanno costruendo degli appartamenti per i turisti proprio lì davanti, non lo toglieranno mica?
Inshallah.

Ti ho portato lungo le due uniche vere strade di Moroni, e sono riuscita a perdermi anche lì. Chissà se te ne sei accorta. Hai visto quanta monnezza? Ti assicuro che quest’anno non è niente. E guarda come puliscono! Ma che succede? Chi arriva?? Mi hai preso per il culo dicendomi che sapevano che sarei arrivata io e invece, scema, il 9 c’è la festa dell’indipendenza e poi iniziano i giochi della gioventù dell’oceano indiano! Altroché me.
Abbiamo mangiato da Nassib. Nassib, sì, quello che fa il pane e i dolci e all’alba tutta moroni è profumata durante il richiamo del muezzin, poi di giorno fa il pilau e le omelette più buone della città. Avevamo i soldi contati, è domenica e le banche sono chiuse, ma Nassib fa prezzi onesti per essere qui. Visto com’è caro tutto? E la gente così povera? "E sti ricchi dove sono?" Mi hai chiesto. "Non si vedono, io non ne ho mai visti", ti ho risposto. 
"Però guarda lì, c’è una partita di calcio e combinazione il Moroni gioca contro il Madagascar. Io sto per il Madagascar sempre!
"Io sto per lei", mi hai detto indicandomi quella ragazza bellissima col suo velo colorato in mezzo a tutti quei maschiacci tra il pubblico. Ma come hai fatto a vederla?
 
Che sete però, qui è proprio più umido.
E le capre stanno sotto le panche come il proverbio che tanto sbagli. E infatti hai detto che sopra la panca la capra canta…











 

Eri felice e io pure quando, finalmente, ti ho sussurato "buon compleanno, amica mia".

23 giu 2012

SKOL vs THB

Mahajanga, 2009
Lumix FZ18
Siamo, sono a Mahajanga, una città della Regione di Boeny (nord ovest del Madagascar).
Qui c’ero già stata http://timesis.wordpress.com/2009/06/18/io-vagabonda_parte-prima/nel 2009. Era da poco scoppiato il colpo di Stato, Ravalomanana viene spodestato da Rajoelina, mette su un governo di transizione e quel governo è ancora lì. Sono passati più di tre anni e il Madagascar si tiene in piedi per transizione, dunque. All’epoca nei ristoranti si trovava il “menu crise” (perché i malgasci sono auto-ironici), quindi solo pollo o riso o al massimo un po’ di pesce alla griglia. La crisi appena scoppiata aveva steso la popolazione, il mito di TIKO era crollato, il grande stabilimento Tiko-Mahajanga, fatto saltare letteralmente. Non c’era acqua, olio, latte e i prezzi, quadruplicati. La gente, letteralmente alla fame. Tuttavia, tuttavia…al mio tavolo la THB da 33 l’ho sempre avuta. THB vuol dire Three Horses Beer. Quando ero a SUD-SUD (Regione dell’Androy) spesso e volentieri mi rinfrescavo con una THB e due pistaches dopo l’uscita in foresta. La THB è una birra bionda leggera, fatta nella capitale e prende il marchio STAR (ma non la star italiana!).
Quest’anno invece scorgo su un librino pubblicitario, la propaganda di una nuova birra: la SKOL! Scopro che non è della STAR, anzi, nasce per rompere il monopolio della mia amata THB, la chiamano la birra anti-imperialista, no global.
Rollei X-8

Ho voluto convertirmi.
Sono partita con tanto entusiasmo, ma ammetto che non è stato facile, infatti, in mancanza di skol, ho preso la THB.
I primi sapori di un posto che non conosci ti restano dentro.
Una sorta di imprinting.

15 giu 2012

Mama Africa rompe il ghiaccio


Nel 2005 ho messo per la prima volta il mio piede in Africa, era in Marocco.
Poi nel 2006 nell’Africa nera, qualche giorno in Uganda poi in Tanzania fino a decollare in Madagascar. Da allora, ogni anno, il mio piede ha toccato la terra malgascia. Ed è stata subito casa. 
A 6-1-0 direbbero eh stica
Pentax MX
Il blog nasce soprattutto grazie alla Grande Isola Rossa. Un paio di post di introduzione, giusto per mostrare che mi piace fotografare, poi un omaggio al mio paese e a chi ha avuto il coraggio di tirarne fuori un bel "pezzo". Adesso però, viene il SUD lontano, quello che ho visto, che mi porto dentro, quello che in parte rubo, ma soprattutto il SUD degli altri.

Pentax MX
Tsaramaso è una parola che in Madagascar vuol dire fagiolo, ci sono gli tsaramaso mena (rossi) e gli tsaramaso fotsy (bianchi). “Un po’ ovunque nel mondo”, direbbe qualcuno di mia profonda conoscenza, si trovano gli tsaramaso e non c’è bisogno di andare in Madagascar. Verissimo. Però qui (perché adesso ci sono in Madagascar) mi stupisce che si vendano tsaramaso dappertutto, ma li avessi mai mangiati al ristorante! O nelle bettole o per strada sui banchini che stanno in piedi per miracolo! Macché. Tsaramaso è stata anche una delle prime parole malgasce che ho imparato. Qui impari a dire subito tsara che vuol dire "bello", "buono", quando ti piace qualcosa insomma; e se poi ti capita che qualcuno ti insegni come si chiamano le parti del corpo, impari che  maso significa "occhio". E a me lo ha insegnato la mia mama.
Ecco qui, che il gioco è fatto. Rotto il ghiaccio del primo post al SUD.
Fort Dauphin, Tolagnaro
foto di Betta

13 giu 2012

Tutto a posto, tranne me


Mattia vive nel sud Italia, a Mesagne, ha un gatto, una casa, un quartiere, un bar di riferimento e molti altri di passaggio, le strade, la neve dell’87. Soprattutto Mattia ha la gente, la nonna, il padre, la madre, la sorella, la vicina, il prete e gli amici, quelli con cui fai tutto e non c’è bisogno di dire, quelli con cui devi dire sennò non fai niente.

E’ da questi elementi che parte una storia comune di un incontro molto particolare.
Siamo al Bar di Salvatore, davanti al Liceo della “malavitosa” Mesagne di fine anni 80 e, in occasione di un torneo di biliardino, Mattia si ritrova in squadra con Rudy il Cileno, uno che invece è nemico di molti.

Attraverso l’incontro tra Mattia e Rudy, si racconta l’intimità di un paese del sud che convive con la doppia identità: quella di gente come Mattia, un ventenne senza un chiaro progetto per il suo futuro, che starebbe a letto tutto il giorno, con la passione per i libri, il rock e i turbamenti sentimentali e sessuali, e quello della gente come Rudy, uno che si è fatto strada nella malavita locale, inserito quindi in un progetto fin troppo definito tant’è che “prima o poi gli fanno saltare il secchio”. E’ storia di sentimenti, di amicizia, di relazioni forti a prescindere, di regole non dette ma rispettate, storia di trasgressioni consapevoli, di ogni conseguenza pagata senza batter ciglio, la storia di un paese che nella sua calura e pigrizia arabo-africana è più che mai italiano: contraddittorio, radicato nelle sue tradizioni, rassegnato.

E’chiaro che, per chi come me ha per caso letto il libro intorno al 20 maggio 2012, la lettura di una storia mesagnese sia diventata più interessante. Se poi a Mesagne ci sei stato o ci hai vissuto, diventa inevitabile il confronto tra parlare del paese attraverso un romanzo o un articolo di giornale.
All’indomani della bomba, Mesagne diventa come Corleone, Mesagne come un covo della malavita salentina... Mesagne…nulla, mesagne tutto. Mesagne, Palermo, Napoli, Reggio Calabria, ognuna come se stessa, perché non c’è bisogno di rafforzare una realtà problematica con i paragoni.
Ma uno è un romanzo, l’altro è un articolo, l’ho detto.

Tuttavia, Tutto a posto, tranne me non si legge solo se a Mesagne ci si è già stati.

 
rollei X-8













 Tutto a posto, tranne me (Lupo editore) è il primo romanzo di Cosimo Lopalco, per gli amici "Mino", per alcuni  del Bar di Salvatore "Mino barba".