A tutto Est: in Giappone

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7 ott 2013

La custode dei geni

Mi ha sempre affascinato il fatto che due o più individui possano condividere il 100% del proprio genoma, essere alla base e in tutto e per tutto uguali, nati dallo stesso ovulo e dallo stesso spermatozoo, quella ripetizione che i gemelli mono-ovulari si portano dietro per la vita intera. Ho incontrato diversi gemelli nella mia vita, a cominciare dalla signora Giannini della pubblicità del Dixan, negli anni dei primi televisori a colori. Allora "credevo", e credendo pensavo che fosse davvero la mano di Cristo ad aver posizionato 6 bambini nella pancia di una sola donna, erano così tanti! Poi da grande mi sono convertita alla biologia, al Dio meiosi e alla Dea mitosi e a tutta la biologia che ci sta dietro al parto gemellare, la rarità di questo evento naturale, tanto speciale da essere usato per i principali studi scientifici nella scoperta di diverse cure di malattie, di fenomeni comportamentali, nonché di studi sull'evoluzione. Prendi le scimmie ad esempio, i primati, la rarità del fenomeno del parto gemellare è essa stessa una delle cause che spiegano la vicinanza di specie con il genere Homo e di condivisione della stessa origine biologica...
Proprio pochi giorni fa un amico mi diceva che sul set cinematografico i gemelli sono ben accetti, perché per legge i bambini non possono lavorare più di 3 ore e allora, se sono due, mentre uno dorme, si lavora con l'altro. Questo sdoppiamento è finanche utile.
Dove voglio arrivare con questo post, cosa vi sto facendo leggere in questo post?
Un pippone sul fascino che subisco dai gemelli?
E' che c'è una gemella che conosco che se n'è andata e non la conosco solo io, la conoscono un mucchio di persone. E' Luisa Pasello ad essere partita, lasciando un buco enorme nel mondo del teatro e nel cuore di tutti quelli che almeno una volta le hanno preso le mani. Quelle mani che toccavi quando lei, nel suo tipico gesto di saluto intimo e passionale, ti prendeva il viso tra le mani e ti teneva la faccia lì davanti alla sua bocca carnosa.
Luisa se n'è andata con la sua ironia sulle cose su cui meno ti aspettavi di poter ironizzare.
Luisa se n'è andata con la sua risata esplosiva, che era sempre un attimo prima della tua.
Luisa se n'è andata con la sua capacità di raccontare le storie a tutti, anche fuori dal palco.
Luisa lascia tutti nel dolore, ma nel dolore di questo lutto, un po' di fortuna ce l'ha: lascia una custode. La custode dei suoi geni è Silvia, la sua gemella.
Così me la immagino la potenza di questo doppio, così doppio e tuttavia così singolare.
Allora ciao, Luisa.
Fa' buon viaggio.

E grazie.

da "A. da Agatha", 1994
regia di Thierry Salmon
foto di Maurizio Buscarino

31 ott 2012

Marina resiste



Marina di Pisa, 29 Ottobre 2012

Cara Cbp,

Alla fine di tutto possiamo solo provarci a starci a questo mondo, che poi chi decide è lei, la madre di tutte le madri: la Natura. Com'è bella, anche nella sua pericolosità, anche nel terrore che genera.
E' bella nella sua potenza, è madre, sì, è proprio madre.

Ieri ti ho pensato molto, avresti apprezzato quel buio, quel rumore di ciottoli e di detriti, quel muretto giù e questo sentirsi nel cerchio di protezione. Perché non si capisce come mai solo noi e il barrino non abbiamo praticamente riportato danni, sul lungomare.
Al mattino di ieri partivo alle 8.00, solito mare incazzato di libeccio, vento forte, tutto il sale addosso e sulla macchina, i cassonetti a terra, le sedie volate e un pezzo di ringhiera di casa che si stacca, piccolo, ma si stacca. Tutto normale, quindi, già visto, già familiare. E' ottobre, è cambiata l'ora e cambia la stagione. Non ci ho fatto caso alle onde che saltavano la diga (chiusa!!) costruita per i lavori del porto nuovo, arrivando direttamente in strada e allagando il paduletto. Forse il paduletto c'aveva già un metro d'acqua, ma via Majorca no e così non era facile accorgersene. 
Le libecciate si assomigliano. Ma questa evidentemente no. 
Ho guardato piuttosto le nuvole grigie di viale D'Annunzio, belle, cariche, tra l'una e l'altra un pezzo di cielo azzurro, tra me e loro la stanchezza di una settimana senza stop, il piacere di essere di nuovo tra i banchi di scuola ad un corso. E così andavo verso Pisa alle 8.00 del mattino di domenica, come non succedeva da anni forse, poi approdavo in piazza Santa Caterina di domenica e dicevo "certo che sta piazza è proprio bella, qui venivamo con Lara a cantare le canzoni di De André", se non sbaglio. Giocare a calpestare le foglie e pensare a notting hill...
Mentre di là, una piccola sensazione di tsunami si stava formando.
Forte...forte!

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Marina è una città che resiste al cambiamento tutte le volte che può, come ti dico sempre.
Stamani l’intento era di fotografarla dopo il piccolo tsunami che la ha attraversata ieri.
Voglio l'istantanea e ho l'ultimo pacco di pellicole Polaroid, un chocolate, non ho scelta.









Polaroid LAND 210
pellicola chocolate 80 ISO expired 2009
Vedi?
Niente, apparentemente non sembra essere successo niente.
Incredibile.

10 ago 2012

Ciao G.


Caro G.
L'anno scorso sono venuta a Senigallia, ci siamo visti per caso in piazza.
Io su un motore, tu su un altro.
Abbiamo parlato 5 minuti.
Ti ho detto che ero lì per rivedere la mia prima città, quella in cui avevo vissuto nei miei primi 11 mesi di vita. Sembravi contento di sapere che qualcuno volesse tornare nella tua città, di cui avevo solo racconti attraverso vecchie foto di famiglia.
Mamma mi raccontava che vivevamo vicino al fiume Misa, che la facevano sentire una straniera, che in fondo di Senigallia aveva visto poco...
Mamma non sapeva che a Senigallia ci abitava uno dei più grandi fotografi del mondo: Mario Giacomelli, che adesso è uno dei miei preferiti.

Ora saprà che mi diverto a fare le giacomellate.

Orciatico, Pisa
Topcon

Orciatico, Pisa
Topcon
Orciatico, Pisa
Topcon
Sidi Kaouki, Marocco 
Pentax MX

24 giu 2012

Buon compleanno C.

Cara Cbp,
Ti scrivo dall'altra parte del mondo, come sai.
Se mi cerchi, sappi che mi sono mossa un po' più a ovest. Ho sorvolato l’oceano e sono atterrata a Moroni, la capitale delle Gran Comore.
Lasciare il Madagascar non è mai facile: ci lascio sempre delle briciole di me, per poter ritrovare la strada un giorno. Lì è sempre tutto più complesso, difficile, precario o, come diresti tu, "ingarbugliato" e non sai mai come e se ci puoi tornare. Mi sono lasciata alle spalle la porta dell’imbarco, ho sentito il solito odore di benzina e asfalto, ho sorriso guardando il cielo scuro e ho detto "veloma Madagasikara” (dovresti ricordarti che addio si dice veloma). Poi ho salito il primo scalino dell’aereo, poi un altro, poi un altro e così ho capito che anche stavolta era finita.Una piccola stretta al cuore e mi sono seduta da sola nel piccolissimo aereo a elica che mi avrebbe portato a Moroni.

Ti scrivo da qui, proprio dov'ero un anno fa e proprio dove ti ho portato in giro per un giorno intero con me senza esserci, ma sono certa che hai sentito.
Ti ho portato subito al vecchio porto, dove c’è la grande moschea e la grande nave di ruggine che si sta lentamente sbriciolando. "Sentito? Pare sia in vendita adesso, il padrone è morto quest’inverno…ma chi vuoi che se lo compri questo ammasso di ruggine?"
Ci saresti salita, ma ti ho trattenuto. Hai fatto la faccia di quando guardi la TV con la bocca spalancata e le lacrime che scendono. Le cose grandi sono sempre più grandi per te. Ad un certo punto abbiamo visto quell’uomo magro che si sbracciava, ci diceva “salam aleikum”, abbiamo risposto “aleikum salam”, sventolava una foto, ma era in alto e non capivamo.
Ci ha urlato che in quella foto c’era lui davanti alla stessa nave prima che fosse mangiata dalla ruggine. Era così fiero di essere lì in alto e nella foto e ci ha chiesto se volevamo che ce la lanciasse, abbiamo subito gridato "nooooooooooo" era chiaro che sarebbe caduta in acqua!!!! E così finalmente hai smesso di piangere e hai fatto una delle tue risate esplosive che hanno fatto eco per tutto il porto fino al Karthalà, il vulcano.

Abbiamo lasciato il porto con la bassa marea, "hai visto quel faro?" Hai annuito. Ti ho detto che è il primo faro della città, risale al 1850. Ci siamo paralizzate quando abbiamo scoperto che stanno costruendo degli appartamenti per i turisti proprio lì davanti, non lo toglieranno mica?
Inshallah.

Ti ho portato lungo le due uniche vere strade di Moroni, e sono riuscita a perdermi anche lì. Chissà se te ne sei accorta. Hai visto quanta monnezza? Ti assicuro che quest’anno non è niente. E guarda come puliscono! Ma che succede? Chi arriva?? Mi hai preso per il culo dicendomi che sapevano che sarei arrivata io e invece, scema, il 9 c’è la festa dell’indipendenza e poi iniziano i giochi della gioventù dell’oceano indiano! Altroché me.
Abbiamo mangiato da Nassib. Nassib, sì, quello che fa il pane e i dolci e all’alba tutta moroni è profumata durante il richiamo del muezzin, poi di giorno fa il pilau e le omelette più buone della città. Avevamo i soldi contati, è domenica e le banche sono chiuse, ma Nassib fa prezzi onesti per essere qui. Visto com’è caro tutto? E la gente così povera? "E sti ricchi dove sono?" Mi hai chiesto. "Non si vedono, io non ne ho mai visti", ti ho risposto. 
"Però guarda lì, c’è una partita di calcio e combinazione il Moroni gioca contro il Madagascar. Io sto per il Madagascar sempre!
"Io sto per lei", mi hai detto indicandomi quella ragazza bellissima col suo velo colorato in mezzo a tutti quei maschiacci tra il pubblico. Ma come hai fatto a vederla?
 
Che sete però, qui è proprio più umido.
E le capre stanno sotto le panche come il proverbio che tanto sbagli. E infatti hai detto che sopra la panca la capra canta…











 

Eri felice e io pure quando, finalmente, ti ho sussurato "buon compleanno, amica mia".