A tutto Est: in Giappone

11 lug 2021

Peppe Voltarelli, planetario: ritrovarsi in uno dei tanti mondi del migrare

Da Antananarivo a Suvereto, ritrovarsi in uno dei tanti mondi del migrare.

Peppe Voltarelli di migrazione ne parla sempre nelle sue canzoni e lo fa in maniera acuta, sottile, profonda lui che “entra di sicc’ e poi di chiattu”.
Antananarivo, 2019

Nel 2018 tenne un concerto all’IFM di Antananarivo, forse non sapeva di essere il primo cantautore italiano a tenere un concerto in Madagascar. Cantò nelle sue molteplici lingue, dall’italiano, al francese inventato ma soprattutto cantò nel suo dialetto della “costa jonica calabrese del nord”, come dice lui. Noi italiani eravamo tanti, ma solo due del sud e molti del nord, poi francesi, malgasci, tedeschi, inglesi. E lui arrivò dritto al petto di tutti senza limiti linguistici. Qualcuno chiedeva traduzioni “perché capisco che dice cose importanti, ma non comprendo”, allora ci lanciammo in salti mortali di traduzioni franco-calabro-italiane per far passare quelle sfumature che Peppe rivela nelle sue canzoni. Come si fa a spiegare “qui si campa d’aria” a una francese o a un malgascio senza cadere nel cliché che lui, invece, trasforma in poesia? Fu bello, vero, onesto, potente sentire quanta forza ha il sud dentro tutti quelli che lasciano una terra per un’altra.

Suvereto, 2021
Il 7 luglio Peppe ha presentato a Suvereto il suo nuovo disco “Planetario” , nella rassegna salotto diVino. Una raccolta di contributi e storie di un lungo progetto che attraversa parte del pianeta con Silvio Rodríguez, Amancio Prada, Adriana Varela, Joan Manuel Serrat.
Un altro ambiente, un altro contesto, siamo nella maremma toscana con calici di vino e buon cibo, turisti stranieri e italiani di passaggio in vacanza a san Vincenzo. Peppe ci ha portato di nuovo in giro, nei concerti della tanto desiderata America del nord per poi scendere in Argentina, passando dal Belgio, dall’Olanda e per finire nel sud Italia. Ci ha fatto incontrare i Calabresi migrati nel Bronx, ci ha fatto piacere le brutture di Ostenda, che a gennaio deve essere “talmente terribile che ne ritrovi la bellezza”. Poi, a fine serata, in pochi intimi ci ha portato dagli amici di famiglia residenti a Buenos Aires.

Siamo tutti un po’ Marinai, e come tali abbiamo il compito di non fermarci nel nostro mondo, piccolo o grande che sia. Nel link la versione cantata al premio Tenco nel 2010, e nel video in basso la versione cantata ad Antananarivo con artisti malgasci.

Peppe, ci vediamo al prossimo porto, allora!


Qualche link:
Il sito di squilibri editore dove trovate il disco Planetario
Un video girato in Madagascar