Gerusalemme, 28-29 giugno 2014
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la luna del 12 luglio 2014 dall'Italia - Nikon D70 |
La strada che da porta Damasco va al monte degli ulivi verso il muro di Abu Dis ha una cosa che è speciale: la città vecchia sulla destra e la luna che ci sta sopra.
In questi giorni di Urano è iniziato il Ramadan. Kav e Fef’ me lo hanno detto loro che esiste una commissione in Arabia Saudita deputata a guardare la luna e a dare il via quando sorge nuova nuova. E mi sono immaginata quest’uomo barbuto scurissimo con la jallabya bianca, in cima a un monte e un mega cannocchiale. E giù la folla ad attendere. Poi me lo sono immaginato che alza il braccio, scoppia il fuoco colorato e poi l’inizio dei lavori…
Dicono che la luna del 12 luglio sarà speciale, ma c'è tempo ancora.
Anche questo Ramadan qui in Palestina è speciale. Purtroppo.
Si confondono i fuochi d’artificio con le “bombe sonore”.
Io avrei voluto vederlo il primo giorno di Ramadan ad Al Quds di Urano. Invece la combriccola straniera (ma molto locale nel suo intimo) composta da Kav’, Fef’, Moskah e Saret’, ha preferito il mar mediterraneo a nord di Tel Aviv.
“Tanto ad al Quds poi ci torno e me lo faccio venire a noia il Ramadan” ho pensato. Così ho seguito la combriccola verso il mediterraneo. E’ forte la combriccola. C’è anche Mr. B’ con noi, che spesso annuisce con un “right” inglesissimo mentre fa ciondolare in avanti la testa. Mr. B’ usa le question tags, non le sentivo dal liceo. Ci mette un sacco a fare ogni cosa e mentre la fa usa il tempo per chiedersi se sia il caso o no. Se poi chiede aiuto a Kav’ allora possono passare anche 40 minuti prima di capire come mettere il primo picchetto alla tenda.
A Palmachim (che mi sa di Palm beach), si può fare campeggio libero.
E questo è un altro motivo dei vari motivi per seguire la combriccola e vedere la luna nuova da lassù: il grado di libertà a Tel Aviv.
La spiaggia è in un Parco Naturale, paghiamo 30NIS e la tipa all’ingresso sta mangiando una pera; non degna di uno sguardo Moskah che le da’ i soldi. Io temo addirittura che le sputi in faccia i semi della pera. Solo che se lo fa, poi se lo ricorderà per il resto della sua vita.
E’ la fine dello shabbat, le spiagge si liberano di gente e restano grandi isole di plastica, che quasi non ci credi che siano venuti e abbiano detto “Buongiorno questa ora è casa nostra” e poi che non la tengano pulita.
“SEEEEE. Allora non hai capito?"
I pulitori di spiaggia arrivano con le camionette. Però arrivano di notte, coi fari accesi che ti entrano nella tenda. Svuotano i cestini e lasciano le isole di plastica. Quelle le toglieranno il giorno dopo i pulitori appiedati.
La prima luna di Ramadan a Tel Aviv era dunque sul mare ed era quella giusta, minuscola, piccolissima e chissà dov’era. Io la immaginavo tra il barbecue di pollo arrostito, le verdure grigliate e la sabbia che ti entra in bocca; per forza, se vuoi sempre parlare o ascoltare a bocca aperta. Se poi ridi, è la fine.
Lei e Lui ad un certo punto si sono avvicinati a chiederci qualcosa. Non erano come quelli di prima che a stento hanno detto “Hi!” e volevano della legna. Questi sono gentili e parlano arabo. Lei è incinta, Lui è sorridente. Ci chiedono del pane e noi gliene diamo un solo pezzo della nostra bustona piena comprata a Beit Hanina.
Chissà la luna dov’è andata a sorgere, quando finalmente perdo i sensi e mi risveglio a suon di racchettoni.
Sono le 6:15 e lo Stonk Stonk di questi che non hanno di meglio da fare lo affogo nell'acqua. Mi tuffo. L'acqua è bellissima, pulitissima. Riconosco il sapore del mediterraneo. Sento dei rumori fortissimi, sembra un aereo, ma non si vede. Poi un altro, penso che forse sto sognando e di non essere davvero lì dove sono. Mi avvicino a rana verso la riva e sento della musica, metto a fuoco, sotto un ombrellone ci sono altri ragazzi che giocano a racchettoni e un terzo, con un microfono e un amplificatore, sta cantando. Alla mia sinistra, Tel Aviv nella nebbia; alla mia destra, una scogliera che separa questa baia da un'altra. Ancora questi aerei senza che io li veda. Penso che potrebbe essere di tutto, anche un sottomarino. Mi vengono in mente i racconti di ieri al barbecue delle esercitazioni di Moskah con la maschera antigas. Mi rituffo e prendo la via parallela alla costa. Non voglio uscire. Continuo a osservare dal mare cosa succede sulla terraferma. Vedo una grande tenda, sembra di lungo-degenza. Lei è incinta. Sono i ragazzi del pane! Esco e mi fanno ciao con la mano.
Siamo tutti al bar ad aspettare un caffè. Così i due vuotano il sacco o meglio, raccontano che vivono lì da 5 gg, in spiaggia, sono scappati e scampati alle rispettive famiglie che li hanno ripudiati. Perché Lei ama Lui e Lui ama Lei, solo che Lei aspetta un figlio da Lui, ma ne ha già due da uno che la picchiava. Anche Lui ha due figli ma da una che non picchiava. Adesso stanno lì a Palmachim, in Israele dove paradossalmente è più sicuro che a casa loro. E noi gli abbiamo dato un solo pezzo di pane della nostra bustona piena zeppa.
Quando usciamo dal parco, ancora con la sabbia in bocca, il sole tramonta e la luna sarà un pochino più grande stasera. Io non capisco cosa siano quei camion con il rimorchio alzato dalla parte sbagliata.
Poi incollo il naso al vetro, quando mi dicono che è una contraerea.
Il grado di libertà del campeggio libero a Tel Aviv.
"Arrivati alla contraerea, sempre dritto poi c'è il cartello sulla destra, lo vedi, quella è l'entrata principale al parco. Lì puoi campeggiare liberamente."
Quando rientriamo a Gerusalemme è appena scoppiato il cannone dell'iftar.
Noi, lo faremo a ovest col sushi, tanto la luna a destra sulla città vecchia, non ce la toglie nessuno andando verso Abu Dis.
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Al Quds è il nome arabo di Gerusalemme
L'Iftar è il pasto serale consumato per interrompere il digiuno quotidiano durante il Ramadan