A tutto Est: in Giappone

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23 gen 2023

A Gamboma

Malombo à Gamboma

A Gamboma mi hanno invitato ad assaggiare un nuovo frutto.

Gamboma è anche chiamata Game city, "è più alla moda 😎 ", mi dice Ruben. All'ingresso della città c'è un monumento che rappresenta una coppia di persone che si tengono per mano, ma nessuno sa dirmi chi siano.
Gamboma è tra Brazzaville e Ouesso e di solito approfitto per fare la spesa al mercato. Come sempre vengo sorpresa da un gruppo di donne e bambini che vogliono vendermi patate dolci, avocado, ananas... Me ne libero il più gentilmente possibile. Sono felice di vedere che è la stagione dei safou, del frutto della passione e degli asparagi selvatici e infatti li compro. Con dietro questa fila di persone che vogliono vendermi di nuovo quello che ho già comprato, arrivo dalla donna che invece vende noci di cocco. Ha un vestito con dei colori che mi catturano ed è per questo che decido di comprare da lei.
Mentre ero in piena contrattazione del prezzo, sento qualcuno che mi tocca le spalle con insistenza. Mi volto. È un uomo che fissa il vuoto, mi sta chiaramente chiedendo dei soldi. Questo è il momento difficile in cui il cervello e il cuore si prendono a botte. Di solito non si danno i soldi per strada, un'abitudine che noi bianchi abbiamo tuttavia creato, ma è qualcuno che guarda il vuoto, non ha nulla da vendermi, né è in grado di sentire ciò che dico. Si allontana e raggiunge la nostra macchina, per fare la stessa cosa ai due colleghi con cui viaggio.
La donna mi offre di comprare questo frutto con la buccia gialla. Vuole che lo assaggi. Lo apre e ne esce un cuore rosso intenso, con piccole venature. "Sembra un piccolo cervello" le dico. La donna non capisce e non reagisce. Ripeto la storia del cervello, ma niente. Mi arrendo e ora invece penso a una vagina. Continuo a esitare ad assaggiarlo, con tutte queste immagini di parti del corpo umano che mi vengono in mente! Per convincermi mi dice che è buono. 
Le prendo la mano e mangio il frutto morbido. E' asperrimo come un limone. Faccio un'espressione con il viso che fa ridere tutti. Così a Gamboma troviamo il nostro breve momento di felicità.
Quando chiedo come si chiama il frutto, la maman con il bel vestito colorato mi dice "si chiama frutto selvatico, maman".
E ora è il mio turno di ridere a crepapelle. Loro di conseguenza.
Pago e me ne vado.
E j'adore.

PS
SaintPat, uno degli autisti, mi dice che il nome del frutto è Malombo

12 apr 2014

pillole: Mr Tap-tap-tap

E mi fa: "Stai bene con quei pantaloni, sei Africana? "
"No, e poi sono fabbricati in India"
"Sei intelligente con quei pantaloni sembri intelligente".

Padella-phone
Marina di Pisa. Mi dice che a Ponsacco ci sta stretto stretto. "Gente troppo chiusa" e lo dice con quella "g" sbattuta sui denti tipica della lingua wolof. "Chi sta alla tua sinistra non ti chiede chi sei, come stai, se vuoi uscire, chi sei, andiamo a bere a ballare e tap-tap-tap", conclude ancheggiando. "Poi, vuoi dormire con me? Amici dico. Poi andiamo a giro...a Ponsacco nessuno dice questo."
Annuisco e ascolto seduta a terra sul marciapiede. Nel frattempo una signora si avvicina, apre un pacchetto fatto di fogli di giornale, prende i vestiti e lascia che i fogli volino su via Maiorca.
"In Senegal invece tutti dicono questo e anche a Taranto."
"A Taranto? Lavori lì?"
"Sì, pannelli solari, lavoro molto e tutti chiedono come stai e quanti fratelli hai, perché sei qui? Come sei arrivato? Gommone? Quanti morti? E chiedono sempre domande e poi la sera a ballare insieme, bar nascosti, chiacchierare e bere e tap-tap-tap (ancheggiando). Però l'estate qui a Marina meglio di Taranto. Qui gente compra."
Una tipa sulla quarantina viene verso di noi, gli si avvicina e parlandogli inglese gli batte un 5. Lui risponde in francese e le da' la mano, fiero di questo sbotto di espansività locale.
Lui si alza e controlla gli orari. L'autobus non arriva, ha saltato la corsa. 
Dal ristorante di fronte esce un trio improponibile, lui-lei-lui satolli di cibo e un po' alticci, vestiti a festa. Alla fermata oggi sembra di essere ne il tempo dei gitani di Kusturica, anche loro aspettano l'autobus. 
Io sono lì perché ben 3 contrattempi mi hanno impedito di prendere la macchina.
Lui torna a sedere scuotendo la testa. 
"Non ti lamenterai dei ritardi degli autobus in Italia?"
"È tardi, devo arrivare fino a Pisa, lasciare busta, prendere altre, poi con l'amico prendiamo macchina per andare verso Ponsacco, scarichiamo, carichiamo".
"E tap-tap-tap" dico senza guardarlo, mentre mi alzo dal marciapiede per andare verso l'autobus in arrivo.