Cara Cbp,
Ti scrivo dall'altra parte del mondo, come sai.
Se mi cerchi, sappi che mi sono
mossa un po' più a ovest. Ho sorvolato l’oceano e sono atterrata a Moroni, la
capitale delle Gran Comore.
Lasciare il Madagascar non è mai
facile: ci lascio sempre delle briciole di me, per poter ritrovare la strada un
giorno. Lì è sempre tutto più complesso, difficile, precario o, come diresti tu, "ingarbugliato" e non sai mai come e se ci puoi tornare. Mi sono lasciata alle
spalle la porta dell’imbarco, ho sentito il solito odore di benzina e asfalto,
ho sorriso guardando il cielo scuro e ho detto "veloma Madagasikara” (dovresti
ricordarti che addio si dice veloma). Poi ho salito il primo scalino dell’aereo,
poi un altro, poi un altro e così ho capito che anche stavolta era finita.Una piccola stretta al cuore e mi
sono seduta da sola nel piccolissimo aereo a elica che mi avrebbe portato a Moroni.
Ti scrivo da qui, proprio dov'ero
un anno fa e proprio dove ti ho portato in giro per un giorno intero con me
senza esserci, ma sono certa che hai sentito.
Ti ho portato subito al vecchio
porto, dove c’è la grande moschea e la grande nave di ruggine che si sta
lentamente sbriciolando. "Sentito? Pare sia in vendita adesso, il padrone è
morto quest’inverno…ma chi vuoi che se lo compri questo ammasso di ruggine?"
Ci saresti salita, ma ti ho
trattenuto. Hai fatto la faccia di quando guardi la TV con la bocca spalancata e le
lacrime che scendono. Le cose grandi sono sempre più grandi per te. Ad un certo
punto abbiamo visto quell’uomo magro che si sbracciava, ci diceva “salam
aleikum”, abbiamo risposto “aleikum salam”, sventolava una foto, ma era in alto
e non capivamo.
Ci ha urlato che in quella foto c’era lui davanti alla stessa
nave prima che fosse mangiata dalla ruggine. Era così fiero di essere lì in
alto e nella foto e ci ha chiesto se volevamo che ce la lanciasse, abbiamo
subito gridato "nooooooooooo" era chiaro che sarebbe caduta in acqua!!!! E così
finalmente hai smesso di piangere e hai fatto una delle tue risate esplosive
che hanno fatto eco per tutto il porto fino al Karthalà, il vulcano.
Abbiamo lasciato il porto con la
bassa marea, "hai visto quel faro?" Hai annuito. Ti ho detto che è il primo faro
della città, risale al 1850. Ci siamo paralizzate quando abbiamo scoperto che
stanno costruendo degli appartamenti per i turisti proprio lì davanti, non lo
toglieranno mica?
Inshallah.
Ti ho portato lungo le due uniche vere
strade di Moroni, e sono riuscita a perdermi anche lì. Chissà se te ne sei
accorta. Hai visto quanta monnezza? Ti assicuro che quest’anno non è niente. E guarda
come puliscono! Ma che succede? Chi arriva?? Mi hai preso per il culo dicendomi
che sapevano che sarei arrivata io e invece, scema, il 9 c’è la festa dell’indipendenza
e poi iniziano i giochi della gioventù dell’oceano indiano! Altroché me.
Abbiamo mangiato da Nassib. Nassib,
sì, quello che fa il pane e i dolci e all’alba tutta moroni è profumata durante
il richiamo del muezzin, poi di giorno fa il pilau e le omelette più buone
della città. Avevamo i soldi contati, è domenica e le banche sono chiuse, ma
Nassib fa prezzi onesti per essere qui. Visto com’è caro tutto? E la gente così
povera? "E sti ricchi dove sono?" Mi hai chiesto. "Non si vedono, io non ne ho mai
visti", ti ho risposto.
"Però guarda lì, c’è una partita di calcio e combinazione
il Moroni gioca contro il Madagascar. Io sto per il Madagascar sempre!"
"Io sto
per lei", mi hai detto indicandomi quella ragazza bellissima col suo velo
colorato in mezzo a tutti quei maschiacci tra il pubblico. Ma come hai fatto a
vederla?
Che sete però, qui è proprio più
umido.
E le capre stanno sotto le panche come
il proverbio che tanto sbagli. E infatti hai detto che sopra la panca la capra
canta…
Eri felice e io pure quando, finalmente, ti ho sussurato "buon compleanno,
amica mia".