A tutto Est: in Giappone

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28 mag 2016

Giuliano De Donno ci ha lasciato il segno


E’ notte e ed è Africa. Il cellulare italiano squilla, il telefono è in fondo a una tasca dello zaino. Quando arrivo a prenderlo ha già smesso. E’ la mia amica Monica, una di quelle amiche che rivedi dopo mesi ed è come se fosse il giorno prima. Un filo continuo.

Mi dice che suo padre non c’è più. Resto di ghiaccio. Esploro tutte le possibilità, quelle che di notte amplificano il dolore. 

Giuliano ha deciso di farla finita, proprio lui: il Dr Giuliano De Donno, che a Brindisi tutti conosciamo per la sua professionalità e umanità di Medico, adesso in pensione tuttavia volontario presso il suo ospedale di sempre. 
Per me è quel Giuliano che ho conosciuto attraverso le sue figlie, nel tempo trascorso all'università in via di Gello a Pisa, tra ansie di esami, pranzi e fughe fuori porta. Giuliano per me è quell'uomo con le gote rosse, il perenne sorriso e l’accento marcatamente brindisino; quello che tra gli scogli della sua Santa Sabina, quando gli raccontai della mia prima (vera) crisi d’amore, mi disse: “peggio per lui, lascia stare, non sarà la prima volta e adesso fatti il bagno”. 
Nei miei schemi mentali Giuliano era uno che amava la vita, ma se ha deciso di chiuderla forse perché amava di più quella degli altri. 
Per forza deve esserci stata un buon motivo, vero Giuliano?

E’ buffo. E' la prima volta che ti chiamo per nome e ti do del tu. 
Mi prendo questa libertà. 
Come hai fatto tu, scegliendo di volare.
Addio Uomo, Padre e Medico.
E' tremendo. Sei tu che hai lasciato il segno stavolta. Tu che i segni sulla pelle delle persone li toglievi con maestria .
Tocca a noi adesso ricucire con cura.
Ce la metteremo tutta. Promesso.
Intanto eccoti i segni di questo cielo africano.
Buon riposo.
D.

"SEGNI NEL CIELO AFRICANO" Toamasina - Madagascar 2016


12 ott 2013

A. incontra il fotografo

E’ in arrivo da Milano un fotografo che dovrà fare un servizio sugli albanesi. E’ il 1991 e siamo a Brindisi. A. è convocato dal redattore del giornale col compito di assistere il fotografo per tutta la durata della missione. A. non dice di no, ovviamente è lavoro e poi è un fotografo anche lui, qualcosa imparerà. Erano i tempi dell’analogico, quelli del 1991. Il fotografo di Milano si presenta con una nikon f401 e un 35mm, A. invece acchiappa la sua nikon f3 con un 20mm e un 35-70 mm e vanno. Vanno tra gli albanesi, quelli sbarcati e quelli rimandati, quelli della stazione di Restinco e quelli ancora sulle navi, quelle navi piene zeppe di persone, di corpi e di escrementi. A. entra ed esce dalle navi col fotografo, lo guarda scattare e pensa che saranno foto bellissime. A. osserva gli albanesi e osserva il fotografo, lo vede muoversi, parlare, lo vede infilarsi in quelle vite, lo fa con discrezione, rispetto e umiltà. A. ne è ammirato e non sente manco più la puzza di escrementi, sente solo la stanchezza di quel vedere. A. non capisce perché debba passare tutto sto' tempo col fotografo, portarlo in albergo, a mangiare e poi di nuovo in albergo tutti i giorni di quei giorni. Il suo capo gli dice di non preoccuparsi: è il suo lavoro in quei giorni e A. ubbidisce. Così A. diventa amico del fotografo a furia di entrare e uscire dalle vite e dalle navi, stazioni, scuole e pestare escrementi, fotografare quell’attesa dell'Uomo (ma di partire o di restare?) vedere occhi tremanti, sguardi vividi che ti penetrano e bambini che in fondo la trovano sempre una buona ragione per sorridere (porca miseria se fa male il sorriso di chi sta male!) e poi i cancelli, i vestiti enormi e le coperte donate. Insomma dopo tutto questo, sono amici adesso A. e il fotografo, che poi un giorno lui se ne tornerà a Milano e lascerà A. nella sua Brindisi e le navi nel porto. Così quel giorno arriva, il fotografo ha finito, parte e gli lascia il biglietto da visita “nel caso in cui, passando da Milano, tu avessi bisogno…”. Il fotografo è Ferdinando Scianna e A. non lo sapeva.


Il racconto di A. mi ha fatto ricordare degli anni in cui anche mio padre si serviva di A. quando schedava gli albanesi a Restinco e di quando li vedevamo arrivare al piano di sotto del mio liceo. I Professori ci spiegavano che sarebbero stati lì temporaneamente, per poi essere mandati nelle altre città italiane, dove si sarebbero inseriti e avrebbero trovato lavoro, che erano cittadini come noi, che dovevamo accoglierli e che i figli sarebbero saliti al piano di sopra a studiare come noi e con noi. Giorgia, infatti, arrivò nella sezione B due anni dopo. Portavamo loro le mele durante l’ora di educazione fisica, quando andavamo giù in cortile e loro ci guardavano dalle finestre. Un giorno li beccammo a cucinare e gli spiegammo che la pasta si buttava quando l’acqua bolliva, non quando era ancora fredda, tanto l’italiano lo avevano imparato dalla TV a Valona.
Chissà cosa realmente vedessero i miei occhi, ma non ricordo di aver mai provato fastidio, né pietà per quella gente in attesa al piano di sotto.

Questo post è pronto da una ventina di giorni ormai, aspettavo la licenza della magnum per aver scaricato la foto che trovate qui sotto, così da essere in regola con i diritti di proprietà. Però a Lampedusa la gente continua a morire e non posso più aspettare. C'è quella cosa che gli scrittori chiamano urgenza, a me semplicemente "m'hannu pruduti li mani" come dicono i mesagnesi. Chiedo scusa alla magnum per questa fretta.



E adesso silenzio e scorriamo le foto di Ferdinando Scianna e anche un po’ di A.
ITALY. Brindisi. Exodus of Albanians. Ferdinando Scianna (© Ferdinando Scianna/Magnum Photos)

PAR249647 
(SCF1991011K094) 
© Ferdinando Scianna/Magnum Photos

...e se volete concedervi ancora qualche minuto, qui Erri de Luca raccontò nel 2009 l'immigrazione dal cimitero di Lampedusa


PS
A. è Alfredo Perchinenna, il fotografo ufficiale del matrimonio di SandS, ma questa sarà un'altra storia...

2 ott 2012

E' stato il figlio

Brindisi, Lumix FZ27

E' stato il figlio?
E’ stato lui o sono stati tutti?
La domanda mi è venuta in mente alla fine del film.
Sì, perché una pallottola colpisce il figlio per regolare dei conti e in fondo chi sia stato poi poco importa davvero. Forse è stato proprio lo Stato che, infatti, paga…e il resto ve lo vedete perché vale la pena vedere questo spaccato di vita così carico di dettagli.