Quando ancora le luci sono spente, la gente esce dalla sala. Chi ha riso, chi ha parlato quasi tutto il tempo, chi è venuto a vedere che faccia c'ha Pif de "i provinciali" di Radio2.
Restiamo in 4 a leggere i titoli di coda, i nomi di tutti a capire chi è chi, la musica, la città…
Non appena si riaccendono le luci e la canzone sugli asini che volano sta per finire, Ele esclama “Certo che questo film fa proprio incazzare”.
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Per un attimo io e Chià restiamo senza parole.
“Nel senso che dice la verità su come sono andate le cose?” chiedo.
“Essì” dice Ele, sfregandosi gli occhi.
IN GUERRA PER AMORE è un film intelligente e coraggioso. Forse anche meglio de LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE, tradendo così la regola che la seconda opera riesce peggio della prima (se questa è venuta bene).
L’amore è quello di Arturo (Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif) per Flora (Miriam Leone) e del luogotenente Philip Catelli (Andrea di Stefano) per la patria, l’Italia.
Siamo a New York nel '43 e Flora è promessa a Carmelo, figlio del braccio destro di Lucky Luciano. Flora non ama Carmelo, ma Arturo, che è solo il cameriere del ristorante di famiglia "Alfredo". L'unica speranza per Arturo è andare in Sicilia a chiedere la mano al padre di Flora. A Crisafulli (che poi è Erice, Nubia, Segesta e lo Zingaro tutte insieme), Arturo ci arriva con l’Operazione Husky. E’ un soldato inesperto, sta lì solo perché è siciliano e può aiutare l’esercito a comprenderne lingua, modi e pensieri. Ma Arturo è un sognatore e il suo unico pensiero è tornare in America promesso sposo. La liberazione dai tedeschi se la vede scorrere davanti, senza troppo capire. Ci penserà Liut tenent Catelli (bello, bellissimo) a mettergli in mano il senso della dura realtà. Catelli prima di morire gli lascerà una lettera da portare a Roosvelt per denunciare che la Sicilia, dai tedeschi, è passata alla mafia, con l'aiuto dell'America e nel nome di una Democrazia. Cristiana.
Sicilia 1943. Il contadino Giovanni Maccarrone indicò agli americani la strada
presa dai tedeschi in fuga. Fu ucciso da questi subito dopo.
Foto di Robert Capa.
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E’ un raro, se non l'unico, esempio di racconto schietto di questo pezzo di storia italiana. Al cinema intendo.
Pif in questa storia ci mette tanta ironia, tanti attori e tante immagini.
Saro Cupane (Maurizio Bologna) e Mimmo Passalacqua (Samuele Segreto) sono lo zoppo e il cieco, grandiosi e ci riportano alla commedia tutta italiana. Un occhio un po’ appassionato e attento riconoscerà in una scena del film, la foto di Robert Capa del contadino Giovanni Maccarrone, ucciso dai nazisti nel '43. Infine, un cuore un po’ sensibile batterà più forte quando Liut Tenent canterà in inglese al piccolo Sebastiano la canzone degli asini che volano.
“La canzone dice che alla fine nella vita sei tu che puoi cambiare il corso delle cose”, spiega il luogotenente al piccolo Sebastiano.
E' qui che forse Ele inizia a incazzarsi.
Forse perché come noi, ha sperato in un finale diverso?
Proprio un bel film.
Bravo Pif!
Ora perché non ci racconti dell'occupazione italiana in Libia? E quella in Etiopia?
Ora perché non ci racconti dell'occupazione italiana in Libia? E quella in Etiopia?