A tutto Est: in Giappone

11 mar 2024

l'8 marzo a Ouesso

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8 Marzo 2021, Ouesso
Tornavo dall’allenamento di aikido quando mi sento chiamare dal mio collega. E' seduto al bar accanto a casa mia con altri amici. Mi fermo a bere una birra. Ho ancora addosso i pantaloni dell'uniforme e me ne rendo conto solo quando realizzo che sono l’unica vestita "male". Intorno a me tante, tantissime donne di tutte le età con abiti bellissimi, confezionati con i tessuti africani. Mi dicono che si chiamano "pagne", che poi è il nome con cui si chiama qui la stoffa. Ci sono i pagne dpecifici per l'8 marzo e scopro che ogni donna se ne fa cucire uno per questo giorno speciale. 
“Ma poi speciale perché?” Mi chiedo una volta rientrata a casa, dopo diverse birre in compagnia dei colleghi e di altra gente conosciuta al bar. Mi resta addosso una sensazione di tristezza. Mi sembra riduttivo che un giorno così importante per noi donne, diventi quello in cui si è libere di uscire, bere, ballare fino a notte fonda e col beneplacito degli uomini. Sono qui da poco e sento che mi mancano ancora tanti elementi di questa complessa nazione per capire a fondo.

8 Marzo 2022, Ouesso
@Chris.Nzounzi
Quest'anno siamo andati al Liceo con le due équipe di progetto. Alcune donne della nostra organizzazione hanno parlato davanti a una classe di studenti e insegnanti delle loro esperienze di “donne della Conservazione”. Abbiamo lavorato duro per preparare questa giornata. Volevamo parlare alle nuove generazioni, ma soprattutto ascoltarle. Volevamo creare un ricordo diverso di questa giornata. Abbiamo raccontato la storia dei nostri diritti conquistati e abbiamo provato (forse con un po' di presunzione) a instillare la speranza di poter continuare a difenderli e perché no, aumentarli, migliorarli. L’insegnante che per tutta la giornata è stata scettica nei nostri confronti e verso i ragazzi che ci hanno seguito, alla fine ha preso “il bastone della parola”. Ha concluso dicendo che, se fosse tornata indietro avrebbe fatto come Angela, che oggi ci ha fatto commuovere con la sua storia di lotta contro chi voleva convincerla a tornare a casa, fare la madre, invece di studiare e infognarsi in questa storia della salvaguardia della natura.

8 Marzo 2023, Ouesso
Quest’anno è diverso. E' il terzo. Quest’anno mi hanno invitato, mi hanno vestito e così ho sbirciato, ho rubato, ho ascoltato, ho vissuto. 
Se ne comincia a parlare da almeno tre settimane prima. Se hai bisogno di una piega al pantalone, scordatelo, perché tutti i sarti e le sarte saranno già piegate sulle singer a pedali. Nascono “punti di cucito temporanei”, con donne che si improvvisano sarte pur di fare qualche soldo. È il caso del banco tra casa mia e l’ufficio, su cui di solito ci sono pomodori, melanzane, cipolle e beignet. In questi giorni invece ha avuto pile di abiti con grandi 8 e lunghe scritte sui diritti della donna. Non importa l’età, ma ognuno deve avere il suo pagne. Chi si è organizzato per tempo, lo indossa dal mattino, chi è in ritardo, l’importante che ce l’abbia dal tramonto in poi, quando la festa comincia. 
In questi tre anni ho imparato dalle donne che ho incontrato che non è vero che è solo l’8 marzo il giorno in cui loro sono libere di uscire, lasciare i mariti a casa con i figli e divertirsi. È che l’8 marzo tutto questo è riconosciuto, è accettato, con consenso generale insomma. L’8 marzo è solo una festa.
Ho raccolto qualche frase tra birra e tacchi incastrati nei lunghi abiti:

“Durante l’anno facciamo più o meno quello che facciamo oggi, ma gli uomini non sono contenti come oggi.”

“Che diritti? Tanto non cambierà mai niente in questo Paese e allora noi oggi almeno festeggiamo”

“Che cosa deve cambiare? Maman Daniela, guarda che se qualcosa cambia davvero per noi, poi per loro è complicato, mais jamais…”









8 March 2021, Ouesso
I was returning from aikido training when I hear my colleague calling me. He is sitting at the bar next to my house with other friends. I stop for a beer. I realise am still wearing my uniform trousers when I see that I am the only one 'badly' dressed. All around me are many, many women of all ages in beautiful dresses, made from African fabrics. They tell me they are called 'pagne', which is the name by which the cloth is called here. There are pagne specific for 8 March and I discover that every woman has one sewn for this special day.
"But then special why?" I ask myself once I get home, after several beers in the company of colleagues and other people I met at the bar. I am left with a feeling of sadness. It seems to me reductive that such an important day for us women should become the day when we are free to go out, drink, dance late into the night and with the approval of men. I have only been here a short time and I feel that I am still missing so many elements of this complex nation in order to fully understand it.

8 March 2022, Ouesso
This year we went to the high school with the two project teams. Some women from our organisation spoke in front of a class of students and teachers about their experiences as 'Women of Conservation'. We worked hard to prepare for this day. We wanted to speak to the new generations, but above all, we wanted to listen to them. We wanted to create a different memory of this day. We told the story of our conquered rights and tried (perhaps a little presumptuously) to instil hope that we could continue to defend them and why not, increase them, improve them. The teacher, who had been sceptical of us and the children all day, finally took 'the talking stick'. She concluded by saying that, if she had gone back, she would have done like Angela, who moved us today with her story of fighting against those who wanted to convince her to go back home, to be a mother, instead of studying and getting involved in this story of nature conservation.

8 March 2023, Ouesso
This year is different. It is the third. This year I was invited, I was dressed, and so I peeked, I stole pics and stories, I listened, I lived with.
People got prepared at least three weeks in advance. If you need a crease in your trousers, forget it, because all the tailors and seamstresses will already be bent over the pedal pushers. Temporary 'sewing stitches' are born, with women who improvise themselves as seamstresses in order to make some money. This is the case with the stall between my house and office, on which there are usually tomatoes, aubergines, onions and beignets. These days, however, it has had piles of clothes with big 8s and long words about women's rights. No matter the age, everyone must have their pagne. Those who have organised themselves on time wear it from the morning, those who are late, the important thing is that they have it from sunset onwards, when the party starts.
In these three years, I have learnt from the women I met that it is not true that it is only 8 March that women in Ouesso are free to go out, leave their husbands at home with their children and have fun. It is that on 8 March all this is recognised, it is accepted, with general consensus in short. 8 March is just a celebration.
This year, I picked up a few sentences between beer and heels stuck in long dresses:

"During the year we do more or less what we do today, but men are not as happy as today." A woman said.

"What rights? Nothing will ever change in this country anyway, so we at least celebrate today." Another replied about rights.

"What has to change? Maman Daniela, look, if something really changes for us, then it's complicated for them, mais jamais..." while laughing with pleasure.


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