A tutto Est: in Giappone

29 mar 2013

camera aperta: nino



notizie dall'Afghansitan parte 3

Kabul,   29/03/2013


Finalmente la Kabul vecchia, con la sua polvere e le sue tonalità gialle, senza contraddizioni, una nicchia ancora preservata nell'antico tempo dei re.
Si narra che le mura di vicoli e palazzi siano state costruite con le ossa dei caduti, una battaglia fra due regnanti che si contendevano la cittadina.
Le fogne sono dei canali che corrono come linee di fuga proprio in mezzo alle strade, quasi a segnarne precisamente la metà, quasi a ricordarci che nel cammino bisogna sempre decidere da che parte stare.
Scendiamo dal Taxi, noleggiato con l'intento di passare inosservati. I vecchi si trascinano lunghi i viottoli, con i loro abiti consumati e al tempo stesso amati.
Apriamo una piccola porta di legno, un bambino mi guarda con aria severa e mi segue attento fino a quando non scompaio in una stanza, non molto grande, senza finestre con un grande tappetto rosso. Otto marmocchi, curiosi, impauriti mi studiano con i loro volti che esprimono uno stretta parentela.
L'ultimo arrivato ha solo 4 mesi, è avvolto in una coperta tenuta ferma da uno spago che gira attorno al bimbo fino a terminare in un grande nodo.
Il bambino piange inerme e la sua fame viene placata dal seno della madre, che a gambe crociate mi si siede di fronte con attorno tutta la sua prole.
Sayda, la più grande dei figli, è riuscita a smettere di lavorare ed andare a scuola. Spiega con interesse e fierezza quello che ha imparato e come da grande voglia diventare un dottore. Spiega come il rispetto per l'uomo cominici con il rispettare un bambino. Lo dice anche il Corano.
L'intera famiglia dorme, vive in un'unica stanza, testimone spesso di urla, botte e pianti, che non mancono mai in molte delle famiglie afghane.
Usciamo al calare del sole, camminiamo fino ad una piazza. Passa un carro, trainato da un cavallo e fatto avanzare da ruote motrici. Una strana invenzione, creata da risorse ultime.
Ci prendiamo un "gelato" come i bambini che giocano, anche qui, a pallone, con la stessa passione comune a tutti quei bambini del mondo che amano il calcio.
In quel frangente mi tornano alla mente le note di una vecchia canzone che ascoltavo ai tempi del liceo quando ancora non sapevo che cosa avrei fatto da grande..."Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia".
Zeudi

1 commento:

  1. Ivan11:03

    Voglio vedere tutti gli scatti...rubati! E sentire i racconti. Grazie Tsaramaso per aver aperto il tuo blog e a te, Zeudi per condividere. :-)

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