A tutto Est: in Giappone

25 mar 2013

camera aperta: apri e chiudi/sali e scendi


notizie dall'Afghansitan parte 2

Kabul, 24/03/2013

"...vabbè ti scrivo qui un altro episodio, ma non ho la foto, proprio non potevo in queste circostanze, capirai il perché leggendo."


Continua a cadere la pioggia e il che rende difficile la visuale dal finestrino della macchina in cui sono costretta a stare la maggior parte del tempo.
Invidio un pò i giornalisti, che senza codici di condotta si avventurano impavidi fra la gente del posto, ma che sopratutto riescono a camminare per le strade, fermarsi a qualche bottega e respirare un pò d'aria.
L'aria che ho respirato nei giorni recenti è stata invece quella del "Finest", dell'"Atmosphere" e dei check point prima dell'entrata partenze voli nazionali.
Il Finest, appunto per palati sopraffini, è un supermercato, blindato come d'obbligo, in cui le mogli dei signori della guerra assieme ai diplomatici e corpo delle organizzazioni internazionali -con questo tendo a far notare come il dio denaro accomuna un pò tutti questi signori- si recano in media due volte a settimana a fare la spesa nel supermercato internazionale.
Che si compra al Finest?
Si comprano prodotti tutti in scatola, ma anche verdure fresche e frutta, dai muesli, agli yoghurt Nestle, dalla pasta Barilla al tonno Jhon West che costa circa 3 euro a scatola.
Al Finest, di tutti i ruoli che avevo a disposizione, ho scelto di immedesimarmi con quello delle figlie dei war lords, che di pasta avevano gran voglia ma le cui papille degustative erano poco allenate. Quindi, ho scelto tutti i prodotti che avrei comprato in europa ma made in Afghanistan, India, Pakistan e quant'altro. Ecco che la selezione è cascata su i "l'Inguini", anzichè Linguine o su delle marmellate zuccherossissime alla fragola e del latte super vitaminico di non so che marca.
Quanto all'Atmosphere, beh, questo funziona un pò come il Finest in termini di corrazzata.
Infatti c'è da dire che ristoranti, supermercati, uffici, non hanno entrate né uscite, o meglio, le hanno ma non sono visibili in quanto sono delle semplici porte metalliche che si confondono con i muri della città. Ci si accorge di essere arrivati a destinazione solo quando guardando un muro, si nota l'occhiello da cui sbircia un occhio a cui segue lo spuntare di una guardia all'esterno, che a sua volta dice una parola che ti aspetteresti essere "apriti sesamo" in afghano, per poi infine vedere la porta aprirsi.
Ecco, adesso ci troviamo in un atrio in cui si deve aspettare che si chiuda la porta dietro per poi avere difronte un'altra porta e un' entrata da cui accedere.
Finisce così con un susseguirsi di "apri e chiudi", parole segrete, guardie che perquisiscono borse, il tutto per poterti finalmente sedere su un sofà comodo e sorserggiarti una birra per la modica somma di 10$.
L'Atmosphere e il Finest non possono però esprimere l'organizzazione intrinseca al caos meticoloso di chi arruffa ma lo fa con metodica analisi.
Prima di arrivare alle partenze nazionali, 2 km prima cominciano i check point, ben quattro, in cui il passeggero dotato di più furbizia ha uno zainetto e gestisce con agilità il percorso ad ostacoli a discapito di quelle famiglie con televisori e cibarie e ovviamente a discapito di persone curiose come me che si fermano ogni due per tre a far domande su cosa e come.
Le automobili fanno una fila come se fossero davanti ad un take away, dove ad essere ritirato è il passeggero che è sceso, andato in una stanza a farsi perquisire e fatto dei metri a piedi. Se prima era un "apri e chiudi", al check point è un "sali e scendi".
In una delle innumerevoli stanze dove si perquiscono donne, si trova una signora sulla quarantina che lentamente scrutina come da un'urna tutti gli oggetti dentro le borse delle passeggere. A me mi si chiede di aprire il pc e di accenderlo, si spruzza il ventolin per l'asma convinti che sia un deodorante ed infine si rovista fra i biscotti.
Curiosa, ammiro la sua curiosità ingenua, come quella del figlio sedutole accanto su un brandina, che con occhio sonnolento guarda la tv in bianco e nero.
Questo silenzioso osservare viene interrotto da un sparo in aria, che io confondo con un incidente d'auto, fino a quando non vedo la mia collega che entra urlandomi di accellerare.
Io mi spiccio tolgo il disturbo, riprendo possesso dei miei biscotti e mi affretto nel fango seguendo una donna afro-americana con cappellino militare e scarponcelli che, a passo serrato, marcia veloce sotto la pioggia .
Io provo a fare lo stesso ma mi ritovo invece ingolfata di nuvo fra vecchi, signore e bambini e con il velo che in continuazione mi cade da un parte.
La dinamica si ripete altre volte fino aquando riusciamo a trascinarci alla sezione imbarco, per scoprire che il volo per Herat è stato cancellato.
Svegliarsi alle 5 del mattino per tutto questo da farsi non è stato inutile, del resto non capita tutti i giorni sperimentare check points, ed io li ho avuti solo a colazione, pensare che c'è gente che ne fa l'indigestione.
Zeudi



AGGIORNAMENTO 25/03/2013 - ORE 17.30

food items

2 commenti:

  1. Ivan07:56

    Per favore, un pacchetto di l'Inguini per festeggiare il tuo rientro. Please.

    Nel frattempo mi sto domandando come è possibile portare avanti un progetto internazionale (come quello che di cui devi fare la valutazione) in quelle condizioni...

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  2. il Capo dei capi!!09:00

    apunto grazie a chi continua a seminare odio, terrore e deffedensa, qualcuno e' andato in quella terra vent'anni fa a portare cultura, tolleranza e civilta', cio' che succede invece e' il contrario, aumentata la ignoranza, poverta' e produzione di drog, e apunto come hai notato il numero dei padroni di guerra e mercenari aumenta!!, grazie uncle sammmmmmmmmmmm

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