A tutto Est: in Giappone

27 dic 2021

Kabo in pillole


Alcuni amici che si definiscono vintage e/o antisocial mi hanno chiesto di condividere anche qui le "pillole" che di tanto in tanto scrivo sui social (facebook e IG). Obbedisco con piacere.
Qui di seguito ci sono i tre momenti che ho fotografato con immagini e testo durante alcune delle missioni a Kabo, che è il villaggio a 3 ore da Ouesso, andando verso nord. 
A Kabo ci vado almeno una volta al mese per le attività di campo. Kabo è quella che chiamo "la routine". Mi alzo, faccio colazione, attraverso la strada e sono in ufficio, che è su una palafitta e per questo lo chiamano Madagascar. A volte prendiamo la macchina e andiamo nei siti di foresta oppure con la piroga a motore andiamo dalle comunità di pescatori e di cacciatori. Spesso per il pranzo non c'è tempo. A fine giornata Mme Benj prepara la cena nel suo ristoro al villaggio e poi rientro a casa a piedi, stando attenta agli elefanti.
Dico "Buonanotte" al guardiano che si siede accanto al piccolo aereo che non vola e l'indomani si ricomincia.
A Kabo accadono piccole cose.
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13 Settembre 2021

A Kabo dopo la pioggia.

Il tappeto verde, il fiume Sangha e il Camerun
Kabo è fatta di grandi spazi verdi da una parte e di case di legno dall'altra, che poi sarebbe il villaggio. Io preferisco il villaggio, anche se riconosco che l'ampio spazio offre un gran respiro. Ci passo ogni giorno per andare a lavoro e mi chiedo come mai l'erba venga tosata ogni giorno. Perché? Per chi? Non c'è nessuno che sembra averne bisogno. Ci sono gli ex hangar, non ci sono le ville dei ricchi, è una zona di passaggio delle poche 4x4 dei lavoratori di qui che partono per gli altri siti. È un tappeto che arriva fino alla foresta, da una parte e al fiume, dall'altra.


Oggi al tramonto c'era un gruppo di ragazzi che giocava a calcio: i "senza maglia" contro "i con maglia". Volevano le foto e gliel'ho fatte.







l'antenna di MTN: la compagnia telefonica

Poi accanto al campo c'era questa grande pozzanghera che rifletteva l'antenna di MTN stagliata nel cielo. Quell'acqua che la sera, se non c'è la luna, sono cavoli e ci entri in pieno e poi sei rosso di argilla per giorni.








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20 Novembre 2021

A Kabo dopo 1500km in 5 giorni nel nord del Congo.

Ero uscita per prendere qualcosa da mangiare al negozietto dietro l'angolo, quello che sta dopo la grande antenna di MTN.
L'uomo del negozio mi saluta chiamandomi mundelé, che vuol dire straniera. 
E ancora quando ha finito di servirmi mi chiede se voglio altro: "C'est bon mundelé?". 
E quando me ne vado: "Bonne nuit, mundelé".
Quando esco...SBAM mi scontro con una luna piena e rossa che sale dal quartiere dei Bakaa, gli autoctoni. Subito faccio dietro front e torno al negozio:
"Papa, on fait comme ça" - gli dico, usando una tipica espressione congolese che preannuncia una dichiarazione.
"On fait comment, maman?" - mi dice.
Facciamo che mi chiamo Daniela "pas seulement mundelé", gli dico.
"Ah merci, maman Danielà" - mi dice come tipicamente il congolese fa, ringraziandoti per il solo fatto di avergli parlato (ad esempio se gli dici :"Bojour Monsieur" lui ti risponde: "Merci, Madame").
"Et vous, papa? Comment vous appellez-vous?"
"Jean Chris, maman".
"D'accord. A demain, papa".
"Merci, maman. A demain. On est ensemble" rassicurandomi con l'immancabile "siamo insieme" con cui qui ci si congeda. 
Rigiro l'angolo e ancora SBAM su questa luna.



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3 Dicembre 2021

Sono tornata a Kabo.

Qui abito in una casa di legno, che è quella del pilota che non ha mai volato. Penso a Saint Exupéry quando vedo il piccolo aereo fermo nell'hangar.
Stasera in cielo accadeva questo spettacolo. Avevamo appena finito di mangiare al ristorante di Mme Benj, che si chiama così perché è la moglie di Benj.
Da Mme Benj si mangia fuori, meglio se ti sei portato la lampada frontale, cosi vedi cosa hai nel piatto. Comunque è facile: è pesce del fiume e manioca dei campi, quella portata dalla città, che qui i campi li distrugge l'elefante e la manioca non ce la fa a crescere.
Il giorno successivo Mme Benj cambia specie, ma è di nuovo manioca e pesce del fiume e così anche il giorno seguente.
Quando il pesce fresco non arriva, allora è pesce affumicato in salsa di arachidi e foglie di manioca, si chiama koko. Invece il pesce cucinato fresco si chiama bouillon, una sorta di guazzetto in salsa di pomodoro, cipolla e qualche erba, il tutto cotto nelle foglie di banano.
È proprio buono. Soprattutto se non hai pranzato, te lo divori. La palla è la quantità di spine che devi togliere, sputacchiare e a volte ingoiare per necessità. Secondo me il pesce di fiume ha più spine del pesce di mare. La manioca te la danno in baton e in effetti sembra un piccolo bastone. Oppure arriva come foufou che è tipo una polenta, ma qui a Kabo è raro il foufou, perché la macchina per macinare la manioca e fare la farina ce l'ha solo una famiglia.
Stasera dopo il pesce e il baton, alle mie spalle, dietro al grande mango, il cielo esplodeva così e non erano fuochi d'artificio. 
Come ha detto il Coordò, "In Camerun piove. Dobbiamo affrettarci, che arriva presto anche qui".
Siamo partiti.
Dopo poco è arrivata la pioggia dall'altra sponda del fiume, che poi è il Camerun.




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