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Lavorava a La virgule quando l’ho incontrata la prima volta. La virgule è il bar che sta sulla stessa strada di Marius che fa lo shawarma, della Maman da cui compro la verdura, dei due macellai da cui mi rifornisco, uno per il montone e uno per il manzo e del malewa dei maliani che fanno il riso alla senegalese. E' anche la strada della piazza col grande albero di safou dove la domenica si va a bere e dei camerunensi che vendono gli articoli per l'ufficio, gli ivoriani che fanno i sarti e uno dei tre Salem (i supermercati dei mauritani).
La virgule ha sempre la musica a tutto volume, impossibile scambiare due parole se ti fermi a prendere una birra. La prima volta che ho visto Grace è stato proprio lì, una sera in cui aspettavamo il riso senegalese. Al malewa fanno anche da asporto, ti porti i contenitori e te ne torni a casa col cibo da condividere in veranda con amici e hai fatto un sabato sera simpatico. Quel giorno con me c’erano il mio amico belga e un tedesco, di passaggio da Ouesso. Il tedesco un po' punkabbestia tutto coperto di tatuaggi colpisce molto Grace. Consumiamo una birra, il tedesco due. Grace passa il tempo con noi e mi chiede di pagargliene una. Funziona così qui, paghi la birra a chi lavora nei posti in cui sei andato a bere. Quando il riso è pronto, ci salutiamo "A la prochaine, Vanessa”. E’ così che Grace mi chiamerà da quel momento in poi, tutte le volte che mi vedrà passare davanti a La virgule.
La rivedrò un'altra volta in quel bar, quando con un collega beninese in missione a Ouesso decidiamo di chiudere la serata con una birra, dopo una cena a parlare di stregoneria e voodoos. Grace ci accoglie calorosamente, “Vanessa, comment vas-tu?” Neanche questa volta la correggo, non riuscirebbe comunque a sentire la risposta, visto il volume altissimo della musica. Troviamo un tavolo un po' lontano dalla cassa. Grace non smette di parlare, è contenta di avere due persone nuove al bar, invece dei soliti clienti fastidiosi, dice. Le offro una birra. Mi dice che vuole lasciare quel bar, aprirsene uno tutto suo e perché no? Lasciare anche il Congo. Mi chiede se può seguirmi in Italia, magari potrebbe restare dai miei o dal mio compagno. Non fa niente se io resto in Congo, lei se la caverebbe con loro. La osservo interagire col mio collega. Lui le dice di essere camerunese, lei gli risponde che non è possibile con quell'inconfondibile accento beninese. Non so se è perché abbiamo bevuto o se è la musica alta, ma mi sembra un dialogo surreale. Grace quando parla interrompe di colpo la frase per dire “Tu comprends un peu?” ...come a cercare conferme, poi in realtà non ascolta la risposta e continua il suo discorso. Lo fa innumerevoli volte, tanto che mi ci appassiono.
Verso l’una, quando ormai al bar ci siamo solo noi, decidiamo di rientrare.
“Au revoir, les amis. Eh, Vanessa! Ne m’oublie pas ! » E come potrei dimenticarla?
Girato l’angolo, mi volto verso il collega e gli dico “Tu comprends un peu?” e scoppiamo in una risata sincrona. Diventa il refrain della serata.
Per un po' di mesi Grace non l’ho più vista a La virgule. Quando una volta chiesi di lei mi dissero che era a Brazzville per un problema di famiglia. La chiamai e mi disse che sarebbe tornata presto. Tra presto e tardi in Congo non c’è differenza. Lo spazio e il tempo sono solo proiezioni. Se ti dicono “Je suis en route, j’arrive" o anche "Sono a zero metri" vuol dire che sono appena partiti, non importa da dove, tanto c'è tempo...e inoltre qui se ti danno appuntamento alle 10, fino alle 10:59 sei in orario.
Così passano i mesi e un giorno Grace mi telefona. Mi dice che è a Ouesso e che non lavora più a La virgule, ma accanto a Ocean du Nord, la stazione dei bus. Le dico che andrò a trovarla. Non so come la prenderà, ma approfitto anche per dirle che il mio nome in realtà è Daniela. “Ah, ok, c’est bon. Pas de problème”. Ma come "non c'è problema"??
Così domenica l’ho chiamata. Mi dice di aspettarla davanti a Ocean du Nord.
Scende da una macchina col suo sorriso entusiasta. Ha cambiato parrucca, adesso è riccia. Mi dice che mi trova bene e che ho preso qualche chilo, dall'ultima volta. Le chiedo “Quanti?” mi dice “Il giusto per renderti più bella”.
Grace mi mostra il suo nuovo bar. DG Willie, si chiama così. Si è messa in proprio, come avrebbe voluto.
Ci sediamo e passiamo un’ora insieme. Stavolta è lei a offrire. Discute con qualche cliente che non vuole pagare poi è tutta mia. Il bar è una stanza di 30 metri quadri con un bancone, un frigo e le casse di birra impilate. I clienti di oggi sono quelli che bevono la birra della domenica mattina, per smaltire la sbornia che si trascinano dietro dal venerdì.
Ci divertiamo a progettare cosa quel bar può diventare per occupare sia quei muri vuoti sia la gente che lo frequenta. Ipotizziamo foto, jam sessions e corsi vari.
Ci diamo così appuntamento a maggio - io partirò la prossima settimana per il Sud Africa - decidiamo per un ritrovo al bar con un corso di cucina italiana, tanto per cominciare. “Il faut que je me prépare pour l'Italie, Danielle!»
Beh, Danielle è già meglio di Vanessa.
"Tu comprends un peu?"
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This is Grace, she is from Ouesso, but she is not from Ouesso.
She was working at La virgule when I first met her. La virgule is the bar that is on the same street as Marius who makes shawarma, the Madam from whom I buy vegetables, the two butchers from whom I get my supplies, one for mutton and one for beef, and the malewa of the Malians who make Senegalese-style rice. It is also the street of the square with the big safou tree where people go to drink on Sundays, and of the Cameroonians who sell office supplies, the Ivorians who are tailors and one of the three Salem (the supermarkets of the Mauritanians).
La virgule always has music blaring, impossible to exchange a few words if you stop for a beer. The first time I saw Grace was right there, one evening when we were waiting for Senegalese rice. At the malewa they also do take-away, you bring your own containers and go home with food to share on the veranda with friends and you have had a nice Saturday night. With me that day were my Belgian friend and a German, temporarily in Ouesso. The somewhat punkish German all covered in tattoos impresses Grace a lot. We had one beer, the German two. Grace passed the time with us and asked me to pay her for one. That's how it works here, you pay for the beer at the places you go to drink. When the rice was ready we said goodbye “A la prochaine, Vanessa”. That's what Grace will call me from then on, every time she sees me walk past la virgule.
I saw her again one evening at the same bar, when with a Beninese colleague on a mission in Ouesso we decided to end the evening with a beer, after a dinner talking about witchcraft and voodoo. Grace greeted us warmly, "Vanessa, comment vas-tu?" I didn't correct her that time either, she would have not be able to hear the answer anyway, given the loud volume of the music. We found a table a little far from the cash desk. Grace didn't stop talking, she was happy to have two new people at the bar instead of the usual annoying customers, she said. I offered her a beer. She told me she wants to leave that bar, open her own and why not? Leave the Congo too. She asked if she could follow me to Italy, maybe stay with my parents or my partner. It doesn't matter if I stay in Congo, she will manage with them. I watched her interact with my colleague. He told her he was Cameroonian; she replied that it was not possible with that unmistakable Beninese accent. I didn't know if it was because we drank a lot or if it was the loud music, but it seemed like a surreal dialogue to me. I realize that when Grace spoke, she suddenly interrupted her sentence to say "Tu comprends un peu?" ...as if seeking confirmation, then she didn't actually listen to the answer and continued her speech. She did this countless times, so much so that I got hooked.
Around one o'clock, when by then there are only us at the bar, we decided to go back in.
"Au revoir, les amis. Eh, Vanessa! Ne m'oublie pas ! " And how could I?
Turning the corner, I turned to my colleague and say "Tu comprends un peu?" and we burst into synchronous laughter. It became the refrain of the evening.
For a few months Grace was no longer seen at the virgule. When I once asked for her, I was told she was in Brazzville for a family matter. I called her and she told me she would be back soon. Between early and late in Congo there is no difference. Space and time are just projections. If they tell you "Je suis en route, j'arrive" or even "I'm at zero meter" it means they have just left, it doesn't matter where, there is time anyway...here if they give you an appointment at 10 o'clock, until 10:59 you are on time.
So, months pass and one day Grace phoned me. She told me that she was in Ouesso and that she no longer works at La virgule, but next to Ocean du Nord, the bus station. I told her I would have gone and see her. Additionally, I didn't know how she would have taken it, but I also took the opportunity to tell her that my name was Daniela. "Ah, ok, c'est bon. Pas de probléme". What?? Was is it my problem, at the end??
So, this morning I called her. She told me to wait for her in front of Ocean du Nord.
She gets out of a car with her enthusiastic smile. She has changed her wig, it's curly now. She tells me that I look good and that I have gained a few kilos since last time. I ask her "How many?" she tells me "Just enough to make you more beautiful".
Grace shows me her new bar. DG Willie, that's its name. She has set up on her own, as she would have wished. We sit down and spend an hour together. This time she is the one offering. She argues with a few customers who don't want to pay then she's all mine. The bar is a 30 square meter room with a counter, a fridge and stacked cases of beer. Today's customers are those who drink beer on Sunday mornings to work off the hangover they've been dragging around since Friday.
We have fun planning what that bar can become to occupy both those empty walls and the people who frequent it. We hypothesize photo exhibition, jam sessions and various courses.
So, we make an appointment in May - I am leaving next week for South Africa - we decide on a get-together at the bar with an Italian cooking class to start with. "Il faut que je me prépare pour l'Italie, Danielle!"
Well, Danielle is already better than Vanessa.
Tu comprends un peu?
Ganzissimo, brava!
RispondiEliminaGrazie! Vediamo cosa riusciremo a fare!
EliminaAntropologa dovresti scrivere sul tuo curriculum!!!!!mi fai morire ....Vanessa!!!!!!!!!!!Lara
RispondiEliminaGrace ti piacerebbe molto!
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