31 maggio 2014. Come ogni anno la maratona di Imago: 4 temi ogni 3 ore.
Nel 2012 l’ho fatta a Parigi, nel 2013 mezza a Pisa, mezza a Viareggio.
Quest’anno la faccio qui, a Mesagne e dintorni con la Yashica MAT124G
La maratona fotografica si fa in 12 ore. Qui ho più tempo.
A pensarci su, la parola maratona è perfetta per riassumere questo stare qui.
Maratona, costanza, mantenimento, correre, tempo...
Sì, è lei.
Nel 2012 l’ho fatta a Parigi, nel 2013 mezza a Pisa, mezza a Viareggio.
Quest’anno la faccio qui, a Mesagne e dintorni con la Yashica MAT124G
La maratona fotografica si fa in 12 ore. Qui ho più tempo.
A pensarci su, la parola maratona è perfetta per riassumere questo stare qui.
Maratona, costanza, mantenimento, correre, tempo...
Sì, è lei.
Ore 18:00 - Tema 4: e tu di che selfie sei?
Sento l'eco rimbombare "oh noooo". Perché ormai c'è la guerra ai selfie. Eppure, se selfie significa autoscatto, bè tutti i più grandi fotografi se li sono fatti con le loro Hasselblad, Leica, Graflex, nello specchio, nelle vetrine, nelle pozze d'acqua. Io personalmente me ne sono fatti tantissimi in pellicola, soprattutto mentre facevo il corso online di fotografia della National Geographic e col fisheye scattando anche con i piedi. Che figata. L'ultimo autoscatto prezioso volevo farlo quando A. mi ha prestato la Hasselblad a Natale. Era quasi un dovere dovermi immortalare con lei. Come fosse l'unica volta. Solo che poi con donna Hassel (è proprio femmina la Hasselblad) sono andata in giro per masserie abbandonate e gli oggetti e i dettagli hanno vinto su di me. Una sedia, una panchina, una foglia di fico, un tetto sgarrupato, un muro a secco, una striscia di luce. Tutto tranne me. Ecco di che selfie ero a Natale. Trovo quindi geniale il tema, che arriva mentre sono da Leroy Merlain con mio padre. Trovo che sia proprio un'occasione per dire la propria su questo fenomeno prima sposato, poi abbandonato. Del selfie, oltre al nome, dà fastidio il "qui e ora" (scatto e posto) immagino, ma la maratona per regolamento non può esserlo, quindi bravi, bravissimi.
Il migrante i selfie se li fa in continuazione quando è nella sua terra. Si guarda un casino, si osserva, deduce, si chiede e si risponde all'istante, altro che polaroid!
Alle 13.30 appuntamento da Silvia e Simone per andare a mare, primo bagno, sono in ritardo, mi sono trattenuta a Brindisi un po' di più, ma neanche loro sono pronti. Le previsioni ci direbbero di rimanere a nord di Brindisi, ma a sud Silvia e Simone ci devono andare per forza. Per loro la direzione è Castro. Io li accompagno per un pezzo. Così partiamo, in 3 con due macchine, io rientrerò da sola la sera. Direzione, Santa Caterina, uno dei nostri posti preferiti. Poi la strada è fantastica, Porto Cesareo, Sant’Isidoro, e su verso Santa Caterina; è uno spettacolo. Ma Simone manca il cartello per la litoranea e io, con la musica a tutto volume e la testa in panne, me ne accorgo troppo tardi. Pace, tanto io me la farò a ritorno da sola e sarà il tramonto. E così è dopo il bagno, 2 birre, il cibo le risate, il temporale e ciao Silvia buon matrimonio, io risalgo. Ci metto un sacchissimo a fare la litoranea; mi fermo e mi godo il giallo oro della strada che da Porto Selvaggio passa da Torre Uluzzo e Torre Inserraglio. Proprio lì dove Silvia spariva mentre noi pulivamo casa, durante le nostre vacanze collettive e la trovavamo a sognare seduta davanti al tramonto. Passato "il fico d’india" e passati i ricordi di quei figaccioni che ci piacevano tutti, quando eravamo poco più che adolescenti, vedo un muro perpendicolare alla linea del mare. Il solito muretto a secco, ok, ma alla sua sinistra ha una sorpresa, l'arcobaleno della pioggia di prima.
Ed ecco il selfie del migrante che spiaccica il suo sguardo su quello spaccato di mondo e pensa “meno male che non ci sto sempre, sennò la sorpresa di questa bellezza non si rinnoverebbe” mentendo spudoratamente.
padella-phone |
io la sera della maratona ho chiamato la mia amica infiltrata e le ho chiesto, ma chi cazzo l'ha scelto questo titolo, e lei, io. Ecco, ho detto io. E lei mi ha fatto il tuo stesso discorso sull'autoritratto in fotografia; e che il titolo era ironico e che m. si era dimenticato di dirmi che c'erano le virgolette. Ed è vero, gli autoritatti di certi fotografici sono bellissimi, e penso subito a quelli di Vivian Maier. Penso anche ai tuoi. Però dé il selfie, è un'altra cosa, e non se ne può più di selfie, e verrebbe da presentare una foto, non so, bianca. I selfie stanno rovinando gli autoritratti. E gli autoscatti.
RispondiEliminaBeh, al di là del giudizio sulla pratica, c'è il fenomeno sociale che di suo è molto interessante.
RispondiEliminaPiù che i selfie in quanto tali è l'abbondanza di mezzi e la condivisione ossessiva che rovinano non solo i ritratti ma il modo di produrre icone, stavo per scrivere fotografie ma non è il caso, no? Che poi anche la fotografia non è che un modo di rappresentare, quindi ecco il punto: la qualità della rappresentazione. O il tentativo di ottenerla, fa lo stesso.
Grazie a entrambi, interessanti riflessioni.
RispondiEliminaDa buona evoluzionista mi arrovello sul fenomeno.
Questo del cambiamento repentino della comunicazione e dell'utilizzo di strumenti diversi (nuovi o vecchi che siano) per "rappresentare" trovo che sia il punto nodale, m.! Continuerò a rifletterci e continueremo a confrontarci.