31 maggio 2014. Come ogni anno la maratona di Imago: 4 temi ogni 3 ore.
Nel 2012 l’ho fatta a Parigi, nel 2013 mezza a Pisa, mezza a Viareggio.
Quest’anno la faccio qui, a Mesagne e dintorni con la Yashica MAT124G
La maratona fotografica si fa in 12 ore. Qui ho più tempo.
A pensarci su, la parola maratona è perfetta per riassumere questo stare qui.
Maratona, costanza, mantenimento, correre, tempo...
Sì, è lei.
Nel 2012 l’ho fatta a Parigi, nel 2013 mezza a Pisa, mezza a Viareggio.
Quest’anno la faccio qui, a Mesagne e dintorni con la Yashica MAT124G
La maratona fotografica si fa in 12 ore. Qui ho più tempo.
A pensarci su, la parola maratona è perfetta per riassumere questo stare qui.
Maratona, costanza, mantenimento, correre, tempo...
Sì, è lei.
ore 9:00 - Tema n. 1: un irresistibile richiamo
Il tema esce su FB alle 9.00 e papà esclama “facilissimo: sei tornata a casa, l’ulivo!” Sorrido per il “facilissimo” e parte lo stream of consciousness. Mi viene in mente che a Brindisi ci fermiamo sempre in via Appia a prendere il pesce da mangiare possibilmente crudo, e quell’odore fortissimo appena scostata la tenda e di quando anni fa il pescivendolo disse: “Dottò, due datteri?” E io mi tappai le orecchie fresca-fresca di laurea in Biologia. Ma come fotografare un odore? Mi viene in mente quel suono che sento una volta lasciata la direttrice Brindisi-Taranto allo svincolo per Mesagne. Come fotografare un suono? Arrivo "ciao ma'" poi esco per il primo caffè. Ma di fotografare un sapore non ho voglia. Allora assaporo questo inizio del richiamo del migrante alla terra.
Il fatto è che sappiamo benissimo i motivi per i quali non viviamo più qui. Così il migrante giustifica l’assenza dalla propria terra e amplifica il piacere del ritorno.
Per chi lasci è andare, per chi trovi è tornare.
Si costruisce il ritorno, il migrante: sa che c’è sempre qualcuno che lo aspetta e vuole che ci sia sempre qualcuno ad aspettarlo e così da lontano si costruisce nuove persone felici di saperlo di nuovo qui.
Il migrante avvisa, arriva e ha tutto il tempo già deciso nella sua testa: “faccio questo, poi vedo tizio, poi il caffè, poi un saluto ah ma la birra lì immancabile e il mare, sì il mare di Giugno quel sapore di ionio al tramonto o di adriatico di mattina, a scelta, tanto decide il vento”. Il senso del tempo è diverso per chi torna. Lo stanziale sai dove andartelo a trovare, addirittura lo rincorri come tu fossi un pazzo che pensa di non poter avere un domani, ma è vero però...basta un attimo e sei migrato di nuovo. Un concentrato di se-non-ora-quando in una frenesia che sembra non accontentarti mai. La tua faccia se è tosta, diventa di marmo, se è morbida è pane raffermo. Così, il tuo tempo a disposizione è a incastrare tutto.
Dunque questo richiamo, per seguire l'idea di papà, cos’è? Bè, sono io, è grano, terra rossa, chiesa, ulivo, mare e...la gente, naturalmente.
padella-phone |
che mare che mare che mare che mare che mare che mare che mare che mare che mare.
RispondiEliminapunto.
poi solo il mare. quel mare. non ripartire. restare.
Nell'agenda del migrante, fitta di brevi incontri, c'è l'appuntamento fisso con lo stanziale e l'appuntamento occasionale con un migrante a scelta. Lo stanziale guarda il migrante negli occhi, è curioso, parla poco e ascolta tanto. Vuole capire se chi ha di fronte è la stessa persona conosciuta quando migrante non era. Il migrante scelto guarda il migrante negli occhi, attento, ma parla tanto perché vuole capire se chi ha di fronte, così come fa lui lontano da casa, "giustifica l’assenza dalla propria terra e amplifica il piacere del ritorno".
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